AFRICA DAY 2023
Tosetti Value celebra l’Africa Day con una riflessione sulle molte Afriche
Il 25 maggio 2023, in occasione dell’Africa Day, Tosetti Value Il Family office ha ospitato nei suoi spazi un panel di esperti di Africa, per raccontare l’infinita ricchezza di un continente per cui gli attributi “povero” e “sottosviluppato” sono ormai retorica.
Un coro di voci diverse, moderate dal presentatore RAI Marco Carrara, ci ha offerto una nuova visione dell’Africa alla presenza di una qualificata rappresentanza della diplomazia, della cooperazione internazionale e della diaspora africana.
Marco Sanfilippo, professore Associato e vice-direttore alla ricerca del Dipartimento di Economia e Statistica dell’Università di Torino, ha parlato dell’Economia dell’Africa, seconda regione al mondo dopo l’Asia, in termini di crescita, nonostante un quadro globale frastagliato.
Le proiezioni indicano che nei prossimi anni, come nel periodo 2022-2024, l’Africa avrà una prospettiva di crescita elevata tra il 3 e il 4% a livello aggregato: un dato che racchiude molte storie e anche un insieme di contraddizioni.
I paesi tra i due tropici, che vivono condizioni climatiche estreme hanno difficoltà a sfruttare l’agricoltura e sono spesso teatro di malattie e guerre, che si sono accumulate nel tempo creando una situazione di sottosviluppo perpetuo.
Le regioni che si trovano in zone temperate invece, grazie alla globalizzazione, all’avvento della digitalizzazione e all’ingresso prepotente della Cina nel continente Africano, evidenziano una forte crescita e un aumento della produttività.
Due casi importanti, non gli unici, vengono spesso menzionati:
L’Etiopia, un paese di 120 milioni di abitanti, con molte risorse è cresciuto stabilmente negli ultimi 20 anni tra il 7 e il 10% e ha più che dimezzato i tassi di povertà, grazie a un modello di sviluppo simile a quello cinese, attraverso la costruzione di parchi industriali che facilitano l’ingresso di investitori stranieri, e l’investimento in infrastrutture, soprattutto nella rete viaria, ferroviaria, nelle dighe e nella rete elettrica.
Il Ruanda, la Singapore dell’Africa, un paese piccolo, di 13 milioni di abitanti, che non ha accesso al mare, con poche prospettive di partecipare alla globalizzazione se non quelle di sfruttare la digitalizzazione, dopo il genocidio nel 1994 ha migliorato molto le sue istituzioni e la sua governance, con una maggioranza di donne che partecipano all’attività economica e politica del paese, e oggi ambisce apertamente a diventare un centro finanziario e un hub digitale per la parte orientale del Continente.
Dopo l’intervento di Franziska Reh, co-fondatrice e CEO di Unconventional Capital, società di Fintech fortemente determinata ad aiutare la l’imprenditorialità africana ad esprimere tutto il suo potenziale, la relazione di Elisabetta della Croce, responsabile di filantropia strategica, che ha riferito dell’importanza per l’UNICEF di investire nel futuro dei bambini e delle nuove generazioni e le riflessioni di Marzio G. Mian, giornalista e reporter di lungo corso, che ha raccontato gli effetti devastanti sull’Africa subsahariana del cambiamento climatico nell’Artico, soprattutto per quanto riguarda l’innalzamento dell’Oceano, ha chiuso i lavori Alberto Magnani, giornalista e curatore della sezione “Il secolo Africano” del Sole 24 Ore, con un’interessante disquisizione sugli effetti del boom demografico africano.
Nei prossimi anni assisteremo ad una crescita demografica esplosiva fomentata dalle nuove generazioni: secondo le stime più diffuse, la popolazione dell’Africa pari a 1,3 miliardi potrebbe raddoppiare nell’arco di pochi decenni e arrivare a 4,5 miliardi nel 2100. Entro il 2050 il 43% di giovani di tutto il mondo sarà africano.
Questa bomba demografica può essere una fonte di ricchezza ulteriore per il continente africano, in quanto una forza lavoro giovane e sempre più istruita può innescare un circolo virtuoso e dare una spinta robusta all’economia, anche in termini di innovazione, ma può costituire anche un fattore di rischio.
L’African Development Bank stima che ogni anno da 10 a 12 milioni di giovani facciano il loro ingresso nel mercato del lavoro a fronte di soli 3 milioni di nuovi posti di lavoro formali creati.
La mancanza di lavoro crea malcontento, frustrazione e alimenta il Jihādismo.
In un contesto come quello Saheliano, l’assenza di prospettive e il senso di straniamento verso uno stato distante e corrotto sono la prima leva che spinge verso il reclutamento delle milizie terroristiche delle bande armate.
Se gli Stati saranno incapaci di fornire delle risposte concrete e di incanalare correttamente la forza vitale e intellettuale di queste nuove generazioni, si rischierà di creare i presupposti per delle fratture sociali, che avranno ripercussioni, in termini di immigrazione, anche fuori dall’Africa.
Se il secolo passato è stato dominato dall’Europa e dall’Occidente e il secolo presente è dominato dall’Asia, l’Africa sarà il laboratorio del futuro!