Prospettive
Cristina de Middel
Antipodes
Tosetti Value è orgogliosa di proseguire la propria ricerca visuale sul mondo globalizzato, presentando il progetto “Antipodes” dell’artista spagnola Cristina de Middel. La mostra, realizzata in collaborazione con Camera – Centro italiano per la Fotografia, celebra i cinque anni del percorso prospettive – l’economia delle immagini, concludendo “agli antipodi”, nella terra incontaminata della Nuova Zelanda, il primo viaggio compiuto dal Family office attraverso i paesaggi globalizzati d’Europa, America, Asia e Africa.
Cristina de Middel rimette in discussione i codici della fotografia documentaria al fine di coinvolgere lo spettatore in un gioco di specchi che riveli non la realtà in sé, ma le sue possibili interpretazioni. De Middel prende sempre spunto da un elemento reale, proveniente dall’esperienza, sia essa collettiva o individuale; da qui inizia una narrazione che si manifesta in modi diversi, ma sempre tesi a invitare chi guarda a domandarsi se quello che sta vedendo sia vero o falso, sia la resa fedele di un evento, di una situazione, di un luogo, o sia una ricostruzione, un inganno, una fantasia.
E’ questo il risultato di una riflessione sullo statuto della fotografia, sulla sua fondante ambiguità, e al contempo sui meccanismi dell’informazione e sulle strutture della visione (una riflessione che, peraltro, unisce non casualmente la De Middel ai due autori che l’hanno preceduta su queste pareti, Mishka Henner e Noémie Goudal).
Se in altri casi – primo tra tutti quello più noto del ciclo “Afronauts” – l’artista poneva l’accento sulla dimensione collettiva di queste tematiche, in questo ciclo, qui presentato per la prima volta in Italia, de Middel esplora letteralmente il proprio rapporto con un genere canonico della fotografia, quello del paesaggio. E lo fa partendo da un paradosso, individuando il luogo più distante dalla propria terra d’origine, costruendo su questa distanza l’ulteriore paradosso di una fotografia che cerca disperatamente di raggiungere una compiutezza impossibile, di vedere tutto e tutto restituire, ottenendo come risultato l’esatto contrario, una visione ancor più frammentata e quasi indecifrabile. La distanza da casa diventa quasi la metafora della distanza della fotografia dalla realtà, l’affermazione del suo essere prima di tutto rappresentazione e interpretazione, non documentazione.
A confermare questo aspetto, vi è la scelta di raddoppiare l’elemento specchiante (che implica anche un’idea di sguardo rivolto verso l’interno, verso la propria identità) e la presenza della mappa sottostante, a sua volta destinata a una doppia funzione: essa da un lato sottolinea l’idea di trasposizione della realtà in linguaggio simbolico, dall’altro manifesta la possibile conseguenza estrema di questo approccio, la metamorfosi del mondo in pattern astratto, che sostituisce le piccole, disordinate porzioni di realtà che la macchina fotografica può cogliere, con un’ordinata, infinita ripetizione differente.
Walter Guadagnini
Un progetto a cura di Tosetti Value per l’Arte
In collaborazione con
CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia
Esposto:
Ottobre 2019 / Febbraio 2020