É online l’ultimo numero di Infinito, il magazine di Economy, Art and Culture edito da Tosetti Value – Il family office
“Confido che gli affezionati lettori di Infinito facciano come me, e leggano i testi di questo numero con l’attenzione che meritano poiché essi ci aiutano a vedere dove va il mondo fuori dalla cronaca del giorno per giorno, quella che troppo spesso ci assorbe con le sue urgenze, le sue difficoltà e, talvolta, le sue miserie. Ho così appreso di elementi chimici che si chiamano Ittrio, Neodimio, Europio, Terbio, Olmio, Lutezio, Itterbio, e mi fermo qui. Si tratta di materiali tanto speciali quanto introvabili ma fondamentali per l’elettronica che muove tutti noi, a cominciare dallo smartphone che è il nostro compagno di vita quotidiana, per finire all’auto elettrica e all’intelligenza artificiale. Si tratta delle pressoché mitiche Terre rare, che sono dunque alla base delle nostre vite digitali. E poi ci sono il solito petrolio che da un secolo e mezzo fa girare le industrie, il gas e quell’oro che dall’antichità è il simbolo di tutto il bene e di tutto il male delle società umane. Tutto questo è l’Artico, l’ultimo gigantesco tesoro nascosto del pianeta intorno al possesso del quale si stanno ridisegnando gli assetti mondiali.
Anche se continua, purtroppo nella progressiva indifferenza dell’opinione pubblica dell’Occidente, la guerra russa in Ucraina (e nessuno, meno che mai chi la combatte suo malgrado, è in grado di prevedere se, quando e come si riuscirà a parlare di pace), per essere certi di non sbagliare nel preparare la prossima guerra o la prossima pace alle proprie condizioni, le tre potenze mondiali di questa fase storica, cioè Cina, Russia e Stati Uniti, si contendono la grande frontiera del pianeta, ben altra cosa dalla corsa all’Ovest americano di fine Ottocento, quella frontiera che sinora è stata parzialmente al riparo dalle mire degli imperi a causa del clima estremo che ne rendeva pressoché impossibile l’accesso. Ora il riscaldamento globale da una parte, che rende meno ostici i ghiacci già perenni, e il durissimo confronto internazionale aperto da Putin con l’obiettivo di riprendersi l’ex satellite ucraino, dall’altra, hanno vertiginosamente accelerato la corsa non solo al gas, al petrolio e all’oro che l’estremo Nord contiene ma anche e soprattutto alle terre rare, ai materiali che definiscono e definiranno sempre di più la tecnologia che fa girare il mondo del primo secolo del nuovo millennio.
Ma l’apertura progressiva dell’Artico significa nuove rotte commerciali e militari, ventimila chilometri di coste per la Russia, che appena qualche anno fa si era ripresa la Crimea per avere uno sbocco nel Mar Nero per le sue navi, significa il risparmio di un terzo nei tempi e nei costi dei trasporti intorno al globo, significa territori che fioriscono e territori che declinano, significa il mondo dei nostri nipoti. Si tratta di uno scenario insieme triste (per la perdita di innocenza della Terra Bianca) ed entusiasmante per chi vivrà da protagonista l’ultima frontiera, purché i nuovi assetti geopolitici che ne deriveranno vedano comunque tra i protagonisti occidentali non solo gli Stati Uniti ma anche l’Europa”.
dall’Editoriale di Dario Tosetti
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