Il Sole 24 Ore
• 1 maggio 2020 •
Testo di Maximiliam Cellino
«Ora serve responsabilità: stop a riscatti e prodotti esterovestiti»
«Adesso occorre essere responsabili». Per parlare dell’industria del risparmio gestito italiana, Dario Tosetti prende come spunto la fase difficile che il nostro Paese si accinge ad attraversare, al pari di altri. Quel passaggio cioè dal lockdown a una graduale riapertura delle attività, durante il quale a fare la differenza saranno appunto i comportamenti responsabili di ciascun cittadino più che le regole in parte ancora coercitive imposte dai singoli Governi.
E la responsabilità a cui fa riferimento il fondatore di Tosetti Value, uno dei principali Multi-Family office in Europa, viene da una parte richiesta agli investitori, che «a marzo si sono comportati in modo non molto diverso rispetto alle crisi precedenti, precipitandosi a ritirare 10 miliardi di euro dai fondi», ma dall’altra finisce soprattutto per coinvolgere quanti gestiscono i prodotti o dettano le regole nel mondo del risparmio.
Sotto quest’ultimo particolare aspetto, l’invito generale per l’Italia a «riacquistare la propria dignità» si traduce secondo Tosetti anche e soprattutto con la necessità di riportare all’interno dei confini nazionali parte di quella enorme ricchezza finanziaria fuoriuscita attraverso i prodotti esterovestiti. «È davvero impossibile ricreare nel nostro Paese quelle condizioni che spingono a domiciliare altrove, in particolare nel Lussemburgo, il 60% del patrimonio dei fondi gestiti dalle principali società di investimento italiane?», si chiede, evocando non soltanto incentivi fiscali ma anche lo snellimento delle procedure burocratiche e mettendo sul piatto della bilancia il numero dei posti di lavoro che la svolta sarebbe in grado di creare. «Il nostro paese – suggerisce – ha tutti i requisiti per garantire controlli ed istituzioni bancarie forti» ed è da queste basi che si deve appunto ripartire se si vuole riportare capitali in Italia per metterli poi a servizio dell’economia reale come da più parti si chiede da tempo.
In cambio, però, anche gli attori dell’industria del risparmio sarebbero chiamati a fare la propria parte e per loro il richiamo alla responsabilità non può che passare attraverso l’annoso tema della trasparenza e della misura dei costi applicati ai prodotti di investimento. Pur riconoscendo che il gestore debba farsi «pagare in modo adeguato, ma sempre sulla base del valore che offre», Tosetti suggerisce un’impostazione diversa della remunerazione, basata cioè su un «costo fisso contenuto, assimilabile a quello degli Etf», al quale applicare eventualmente commissioni di performance «legate a un obiettivo di rendimento e calcolate su base annuale».
«Strutture simili funzionano già in Paesi più evoluti del nostro sotto l’aspetto della gestione degli investimenti» – aggiunge, citando come esempio Aperture Investments fondata da Peter Kraus e basata sui due principi che «è compito dei gestori attivi produrre una performance superiore all’obiettivo di riferimento», e che i clienti debbano «pagare solo la performance superiore quando la ottengono». Questo schema, secondo Tosetti, deve essere introdotto anche in Italia, «dove nonostante Mifid 2 i clienti continuano mediamente a non avere la cognizione di cosa stiano pagando, oltre che dell’andamento dei prodotti stessi». Responsabilità significa in fondo anche abituare il risparmiatore a pagare una costo equo e trasparente, e soprattutto a riconoscerlo.