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MiFID II è una grandissima opportunità per chi fa consulenza. “Ci vorrà ancora del tempo, ma la trasparenza imposta e, di conseguenza, alla portata di tutti, causerà una maggiore attenzione al rapporto fra la qualità e i costi da parte della clientela, imponendo una maggiore efficienza e attenzione al risultato finale”, sostiene Antonello Sanna, CEO di SCM SIM. “Tuttavia, bisogna dire anche che MiFID II ha reso più complicato l’impianto normativo, amplificando la possibilità di errori e, quindi, di sanzioni. Auspico che, come in UK, si applichi una normativa simile alla RDR che ha vietato i rebates sui prodotti finanziari”.
Oggi, con l’impianto normativo europeo, gran parte degli sforzi aziendali sono focalizzati su conformità, norme e procedure, comprimendo il tempo dedicato alla cura dei clienti e al business. “Nel mondo anglosassone ed elvetico, le regole sono molto più semplici e lineari, ma sono ambienti in cui la sanzione è il vero deterrente. Si potrebbe immaginare una maggiore facilità di accesso alle autorizzazioni, compensato da un inasprimento delle sanzioni”.
L’obiettivo è andare verso una maggiore trasparenza, ma “pensare che questo sia l’elemento che farà mutare sensibilmente il sistema è oggi prematuro e forse non necessario”, fa notare Alessandro Allegri, amministratore delegato di Ambrosetti AM SIM. L’approccio in Italia alle novità MiFID II è ancora limitato e richiederà parecchi trimestri. “C’è invece un elemento contingente molto importante che può far innovare gli attuali equilibri: è la situazione dei tassi di interesse, molto bassi e difficili da gestire che porterà gli investitori a richiedere sempre più consulenza di valore a supporto della gestione dei prodotti finanziari. In questo senso si potranno creare spazi anche per lo sviluppo di nuove realtà extra-bancarie”.
Con l’introduzione della normativa non si può trascurare l’aggravio di costi in capo all’industria del risparmio gestito: è diventato obbligatorio presentare un rendiconto delle spese preventivo e consuntivo. “Tale meccanismo di esplicitazione dei costi aiuterà i risparmiatori a comprendere con maggior chiarezza il profilo di rischio/rendimento sottostante i propri investimenti e si tradurrà, inevitabilmente, in una riduzione generale delle spese in capo ai sottoscrittori di prodotti finanziari, con conseguente contrazione dei margini di guadagno per i produttori e i distributori, tra cui i consulenti finanziari, dei prodotti stessi”, spiega Roberto Russo, amministratore delegato di Assiteca SIM. “La MiFID II, quindi, rappresenta una notevole opportunità per quegli intermediari che sposano modelli di business basati sull’indipendenza e sulla trasparenza operativa, perché questi due fattori saranno percepiti in modo sempre più chiaro e tangibile dai risparmiatori”.
Infine, la normativa codifica il ruolo dei consulenti indipendenti, distinguendolo da quello dei consulenti “non indipendenti”. “Pertanto vediamo con favore l’introduzione della direttiva perché genererà maggiore chiarezza nei rispettivi ruoli, a vantaggio del mercato e degli investitori”, dice Luca Ferraris, responsabile centro studi di Tosetti Value – Il Family office. “Vedremo a fine 2018 cosa succederà. Noi continuiamo a fare il nostro lavoro come prima, essendo sempre stati indipendenti e trasparenti. La MiFID II per noi è un’opportunità perché chiarifica questo concetto”.
L’industria dovrà tendere verso l’indipendenza di giudizio nell’asset allocation e nella selezione degli strumenti. “Altro aspetto qualificante è l’organizzazione, che deve essere adeguata a garantire una consulenza su tutto il patrimonio del gruppo familiare e sui molteplici fattori finanziari e non che lo interessano”, conclude Ferraris.