Il Sole 24 Ore
• 2 aprile 2019 •
Testo di Maximilian Cellino
Il rilancio dell’economia è una garanzia per tutti, serve a tutelare il risparmio
«Tutelare il risparmio delle famiglie italiane ripartendo dalla crescita economica e attraverso una pianificazione nel tempo, non con iniziative estemporanee». Dario Tosetti, fondatore di Tosetti Value, uno dei principali Multi-Family office in Europa, ha le idee chiare su come far uscire il Paese dalla stagnazione in cui sembra di nuovo impantanato: una ricetta semplice (sulla carta), ma «l’unica possibile», che fa leva su competenze e capacità di reazione che l’Italia ha mostrato di avere in passato.
«Abbiamo una grande forza nella solidità finanziaria delle famiglie data da anni di risparmi e di sviluppo virtuoso», spiega Tosetti in un colloquio a tutto campo con Il Sole 24 Ore, ricordando come a fine 2018 l’Italia non avesse soltanto un debito pubblico di oltre 2.300 miliardi di euro, ma potesse contare su una ricchezza finanziaria netta di 5mila miliardi, costituita per buona parte da immobili e da strumenti finanziari, fra cui fondi comuni per 2.860 miliardi. Una ricchezza però sempre più a rischio e da proteggere e difendere a ogni livello.
«Finora il Governo ha cercato di pensare a chi è più in difficoltà, ed è giusto e opportuno», nota Tosetti. Poi però occorre compiere il passo successivo, ovvero «far ripartire l’economia e riportare il lavoro, perché in questo modo si tutelano tutte le famiglie, non solo quelle che fanno fatica». Un progetto ambizioso, certo, che l’Italia ha però saputo portare a termine nel secondo dopoguerra quando «grazie a energia e pianificazione siamo riusciti a diventare tra i primi Paesi industrializzati al mondo».
Per ripetere lo scenario virtuoso servono certe condizioni: «Non ci si deve più nascondere dietro alibi, né continuare a vivere alla giornata con traguardi di breve termine, ma occorre sedersi a un tavolo e iniziare a pianificare ponendosi obiettivi reali a 1, 3 o 5 anni: le persone che hanno la competenza per farlo non mancano». Dallo schema non si sottrae il mondo degli investimenti, in un ideale terzo livello di intervento. I Pir, per esempio, «vanno nella direzione giusta, ma devono essere inseriti in un piano di sviluppo molto più ampio: inutile raccogliere denaro se prima non si creano le condizioni per portare in Borsa le società su cui investire, perché il rischio è di perdere in efficienza e deludere le aspettative dei risparmiatori».
Più in generale, sull’industria del risparmio Tosetti è del parere che si debbano «rendere più efficienti i prodotti, fare in modo che le banche applichino spese di gestione minime e commissioni di performance più elevate». Una maggiore incidenza della componente variabile rispetto a quella fissa dei costi, per guadagnare soltanto quando si merita di farlo ed evitare il paradosso del 2018, annus horribilis nel quale «i fondi comuni italiani hanno generato perdite nette del 3,3% e nonostante ciò hanno caricato commissioni effettive dell’1%».
L’educazione finanziaria è un altro punto chiave per Tosetti Value, che non a caso dopo l’apertura della nuova sede milanese (dove di recente è stata inserita Maria Grazia Portera, da oltre due decenni nel settore delle famiglie che detengono patrimoni superiori a 10 milioni) si affida all’inserimento di 15 advisor per conseguire nei prossimi 4 anni l’obiettivo di aggiungere ulteriori 150 agli attuali 63 nuclei famigliari seguiti dallo storico edificio di Corso Marconi 10 a Torino dove Gianni Agnelli regnò per trent’anni da presidente Fiat. «È un percorso lungo – ammette Tosetti – ma si dovrebbe insegnare ai clienti a non criminalizzare le istituzioni bancarie e a utilizzarle in modo corretto: credo che dovrebbe essere inserita come materia di studio, anche a livello universitario»